Gamma 07 - Rivista di Fantascienza (1966) [beta] by Asimov Brown Silverberg Fast Ballard Alessandri Gabella

autore:Asimov, Brown, Silverberg, Fast, Ballard, Alessandri, Gabella
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza
editore: Edizioni dello Scorpione
pubblicato: 1966-05-01T00:00:00+00:00

J. G. Ballard

“I cartelli, dottore! Ha visto i cartelli?”

Con una smorfia d’irritazione, il dottor Franklin affrettò il passo e scese rapidamente la scalinata dell’ospedale, avviandosi verso la fila di macchine parcheggiate. Con la coda dell’occhio scorse un giovanotto magro e spettinato, con un paio di sandali mal ridotti ai piedi e dei pantaloni di tela macchiati di calce, che gli stava facendo cenno dal fondo del viale e poi, vedendo che Franklin cercava di sfuggirgli, si metteva a correre per raggiungerlo.

“Dottor Franklin! I cartelli!”

A testa bassa, Franklin scantonò dietro una coppia anziana, che stava dirigendosi verso l’ambulatorio. La sua automobile era parcheggiata un centinaio di metri più in là. Troppo stanco per mettersi a correre, si fermò in attesa di esser raggiunto dall’altro.

“Bene, Hathaway, che c’è stavolta?” scattò, irritato. “Comincio a esser stufo di averti tutto il santo giorno tra i piedi!”

Hathaway gli si fermò davanti, con espressione furtiva. Respinse i capelli lunghi e neri che gli scendevano sugli occhi, ravviandoseli con le dita, e sorrise eccitato, manifestamente contento di vedere Franklin, del tutto dimentico dell’ostilità di quest’ultimo.

“Ho tentato di telefonarle a casa, la sera, dottore, ma sua moglie toglie sempre la comunicazione quando sente la mia voce,” spiegò, senza traccia di rancore, quasi fosse ormai abituato a un trattamento del genere. “E non volevo disturbarla in clinica.” Erano fermi dietro una siepe di ligustro che li nascondeva alla vista dalle finestre al pianterreno dell’edificio centrale, in cui avevano sede gli uffici amministrativi. Ma i continui incontri di Franklin con Hathaway, che gli gridava quelle strane parole messianiche, erano già diventati oggetto di commenti divertiti.

Franklin cominciò a dire: “Capisco…” ma Hathaway gli tagliò la parola. “Non importa, dottore, stanno succedendo cose ben più importanti! Hanno cominciato a costruire i primi cartelli di misura grande! Alti più di trenta metri, sui salvagenti stradali, alla periferia. Tra breve avranno in mano tutte le strade di raccordo. Se ci riescono, tanto vale che smettiamo anche di pensare.”

“Il guaio è che tu pensi troppo!” gli disse Franklin. “Sono ormai settimane che vai in giro per quei cartelli. Dimmi un po’, ne hai visto qualcuno su cui ci siano delle scritte?”

Hathaway strappò una manciata di foglioline dalla siepe, esasperato da quella divagazione. “No di certo, questo è il fatto, dottore.” Abbassò il tono di voce quando alcune infermiere passarono davanti a loro e lo squadrarono con la coda dell’occhio, un po’ imbarazzato. “Gli operai dell’impresa costruzioni erano di nuovo al lavoro, stanotte, stavano disponendo dei giganteschi cavi elettrici. Li vedrà quando torna a casa. Adesso è quasi tutto pronto.”

“Sono cartelli stradali,” spiegò con pazienza Franklin. “La sopraelevata è stata appena ultimata. Hathaway, per amor di Dio, sta tranquillo. Pensa a Dora e alla bambina.”

“Ci sto appunto pensando!” La voce di Hathaway ebbe un’inflessione stridula. “Quei cavi erano da quarantamila volts, dottore, con un pauroso intrico di commutatori. I camion erano carichi di enormi impalcature metalliche. Domani cominceranno a tenderli sopra tutta la città, ostruiranno metà del cielo! Che cosa crede che diventerà Dora dopo sei

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